La mia voce conta
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BUON ASCOLTO!
Se c'è una cosa che questo progetto mi spinge a fare è sicuramente iniziare ad apprezzare la mia voce. A darle il giusto peso e spazio, in una realtà che ho sempre condizionato affinché questo non avvenisse. Sono sempre stata molto timida nell'esprimere la mia opinione, terrorizzata dal contraddire qualcuno o semplicemente timorosa che la mia opinione non valesse abbastanza per essere ascoltata. Così mi trovavo sempre a guardare con ammirazione coloro che la voce sapevano usarla, con coraggio e determinazione. Ai miei occhi: audaci ed impavidi. Più la loro voce tuonava potente e autoritaria, più mi convincevo che solo in questo modo ci si potesse esprimere realmente. Un qualcosa di così estraneo alla mia indole pacata e dolce. Tanto che mi convinsi che se non avevo la forza necessaria per ribadire il mio pensiero, esso non aveva il senso di esistere. Così ho imparato ad annullarlo. A sorridere silenziosa. Troppo "debole" per parlare. Troppo "debole" per esistere.
Crescendo, la mia voce supplicava di parlare ed esprimersi. Ho percorso diverse strade per arrivare a darle fiato. Ma puntualmente mi ritrovavo in situazioni di imbarazzo o timore. In queste occasioni, la voce si spezzava rapida e inesorabile, come la mia fiducia in essa. Le lacrime annebbiavano veloci la vista. Il risultato era un pianto a dirotto o il silenzio tombale. Il nodo stringeva forte la gola e a niente serviva provare a ricacciarlo. In quella tenaglia di ansia e nervosismo, mi ammutolivo. Forse per questo mi ha sempre affascinato la comunicazione. Perché, come con ogni cosa che non capisco, ne cerco il motivo e la spiegazione. Curiosa. Determinata. Ho iniziato ad interessarmene con le lezioni all'università, ho proseguito poi con il lavoro. Un altro luogo sfidante per me. Volevo capire come poter parlare a quell'utenza inferocita che mi vomitava addosso il suo rancore, la sua rabbia, tutte le sue paure e dolori. Così ho letto tanto e studiato con foga. All'inizio ho amato sperimentare al lavoro il frutto del mio studio sull'assertività. E con i primi risultati ne ero felice ed orgogliosa. Tuttavia non sempre mi era facile mettere in pratica gli insegnamenti. Vuoi per stanchezza, vuoi per sovrabbondanza di comunicazione aggressiva da parte dell'utenza. Alcune volte provare mi sfiniva. E quando alla fine quel provare eccessivo mi ha condotto alla stregua, ho dovuto mollare. Per me un vero fallimento. Perché questo è stato per me l'aver permesso alle circostanze di influenzarmi a tal punto da schiacciarmi. Un ulteriore punto alla mia indole passiva, alla faccia dell'assertività.
Un qualcosa questo che mi porto ancora dentro, anche oggi. Anche se nel mezzo, la mia consapevolezza è decisamente cambiata. Migliorata, oserei dire. Lo sforzo giornaliero di parlare davanti una telecamera, mettere in pubblica piazza su internet la mia opinione e provare a difenderla quando "attaccata" o imparare a metterla in discussione con umiltà e compassione; mi sta aiutando a crescere e migliorare. Partendo da me. Partendo da quella fragilità interiore che non mi ha permesso di ruggire la mia voce, all'interno delle discussioni. Di puntare i piedi decisa e difendere con i denti, il mio punto di vista.
Per questo ho deciso di seguire un corso di comunicazione questa primavera: un piccolo gruppo di persone seguito da due giovani psicologhe. Il tema semplice quanto sfidante per me e persone come me: imparare a dire no. Un corso dove mettersi in discussione ed imparare cose nuove. I miei corsi preferiti in assoluto. Con la guida delle nostre psicologhe, abbiamo indagato luci e ombre della comunicazione e soprattutto del nostro mondo interiore. Ognuna con il suo passato, ognuna con le proprie storie. Il terreno da cui poi è fiorito il nostro sistema di comunicazione personale. Comprenderlo era necessario per poter capire come stravolgerlo. Con dolcezza e attenzione. Immaginatelo con me: ognuno ha il suo terreno interiore, dove la vegetazione si è fatta incolta e selvaggia, in cui è stato piantato e seminato tutto alla rinfusa. Anni di insegnamenti ed esperienze di vita, riunite in un unico spazio interiore. Tutto mescolato ed ingarbugliato. Ognuno ha il proprio terreno incolto: c'è chi ha sovrabbondanza di rovi, con una comunicazione aggressiva e tagliente, c'è chi ha una confusione di fiori ed erbe, che si piegano al minimo calpestio, con una comunicazione decisamente passiva. E poi, chi le ha entrambe e si alterna in comunicazioni agli antipodi. Le nostre psicologhe, come provette giardiniere, ci hanno mostrato la natura delle piante che abitavano il nostro terreno interiore, come estirpare le più aggressive, come riordinare fiori e erbe e imparare a proteggerle creando passaggi delineati e sicuri. Tutto questo lavoro certosino, per rendere questo spazio, il più ameno possibile per noi e per gli altri. Per viverlo e sfruttarlo al meglio nella vita di tutti i giorni.
È stato bello potermi confrontare con persone a me sconosciute, con vissuti ed esperienze tanto diversi. Questi incontri mi hanno permesso di osservare non solo il mio modo di esprimermi e avere un feedback di rimando, ma anche la varietà comunicativa di tutti gli altri. È grazie a Franca, Sabrina, Eleonora e Francesca se ho imparato a notare che molti di quelli che erano i miei dubbi e timori, altro non erano che proiezioni di quel mondo interiore non elaborato e riordinato da me. È grazie a loro e al mio coraggio di mettermi in gioco se, incontro dopo incontro, la mia voce ha iniziato a rinvigorirsi. Se è aumentata la mia fiducia in essa. Se ho imparato ad apprezzarla e amarla. Quella voce che tanto mi imbarazzava e piegava al volere altrui così facilmente e passivamente, ha iniziato ad avere senso di esistere ai miei occhi, seppur con la sua peculiarità timida e posata. Forse impacciata a volte. Ma tremendamente coraggiosa e testarda a non volersi arrendere ad un destino di sottomissione. Ma lottare per il proprio colore, la propria forza e il proprio pensiero.
Così ognuna a modo suo, abbiamo imparato a modulare questa forza racchiusa tra le lamelle delle corde vocali. A liberarla leggera ma potente. In maniera tanto diversa ma autentica con se stessa. Perché, se è vero che il modo di comunicare assertivo è il nostro focus finale, ognuno ha la capacità di colorarne gli angoli con il timbro della propria personalità. Sia questa più esuberante come Franca, più timida come me o audace come Sabrina. Ma è nostra. Solamente nostra. E i nostri sorrisi e le lacrime che hanno accompagnato l'ultimo incontro, ne sono la riprova. Ogni voce è importante. Ogni voce ha senso di esistere ed essere ascoltata. Perché ogni voce conta.