Sulla vita e la natura

 

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BUON ASCOLTO!

 

Oggi ho la fortuna di scrivere dalla mia amata casa in montagna, mentre guardo incantata il verde che mi circonda. Il fruscio delle fronde fa da gradevole sottofondo alla mia concentrazione e in lontananza si odono ancora il frinire dei grilli nei prati, il cinguettio degli uccelli nel cielo e lo scampanellio degli animali al pascolo, tutto questo mi regala un'aria di dolce famigliarità. Ogni volta che vengo a Campofontana, è così. La pace e la serenità fanno da padrone e io mi cullo in questa dolce atmosfera bucolica. Qui il tempo sembra scorrere più lentamente e le ore sembrano dilatate. Quasi che percepissi, per la prima volta, tutte le ventiquattro ore della giornata. Niente fugge, niente corre. Qui tutto rimane ancorato nel presente. Quieto ed imperturbabile.

Chi non è quieta, in tutto questo, è Maria Teresa. Una giovane 84enne che da sola, sa riempire tutto il paese con la sua gioia di vivere. Così felice ed entusiasta da non avere concorrenti in tutta la provincia. Quando non riesci a trovarla, nella contrada in cui passa l'estate, sai per certo di poterla scorgere tra i girasoli più alti di lei. La sua testa bionda e il suo sorriso gioioso fanno capolino tra i fiori del suo imponente giardino: "Sono qua, nell'orto!" la senti gridare mentre è intenta a scavare un altro buco nel terreno, ennesimo buco per l'ennesima nuova pianta. Mamma ride ogni volta che scende l'impervia via per entrare nel piccolo appezzamento di terreno. Ma non fatevi ingannare dalle dimensioni, perché tutto è relativo nel mondo magico di Mary. Anche e soprattutto il suo giardino.

Entrare nel giardino di Mary è di fatto come trascendere un'esperienza mistica. I suoni si fanno più vivaci, i colori più pieni, i profumi più intensi. Tutto risuona magico, come è Maria Teresa d'altro canto. Eccola lì, con i grandi stivali in gomma rossa. Vestita come se dovesse attendere ad un'opera teatrale nel suo giardino. Sia che abbia un vaporoso abito in lino, eleganti pantaloni tartan o un vivace maglioncino in lana con la bandiera americana; Mary è sempre con le mani in pasta. Coperta di terra, fiori e animaletti. Come una fata dei boschi. "Chi è?" grida dai meandri delle piantagioni. "Mary, siamo noi! Simonetta e Lisa". L'occhio vivace di Mary sbuca da dietro una foglia, il sorriso luminoso e la zappa ancora stretta tra le mani "Ciao ragazze! Scusate, non vi avevo visto! Non come questa erbaccia qui. Ti ho vista ben bene a te". Mary fa ritorno dagli abissi della vegetazione con quella che era una pianta infestante, la zappa e il suo immancabile buon umore. "Come stai, Mary?", chiedo mentre mi chino a scambiare due bacetti sulle guance. "Fino a che sto qui, tra le mie piante, benissimo! Ne avete un po' di insalata a casa? Aspetta che ve ne prendo un po'!" dice mentre si rituffa nella fitta vegetazione. "Vi prendo anche qualche pomodorino, oh!, ci sono le nuove zucchine! Con queste il minestrone viene una meraviglia". La voce arriva dal profondo del giardino, quasi fosse la natura ad esprimersi con la voce zuccherina di Mary. Mi volto intorno e inizio ad osservare questo mondo di colori e profumi. Il sole bacia caldo la terra, mentre il grande pino getta la sua immensa ombra sulle nostre teste. Sulla tavola di vecchie asse di legno c'è di tutto: palette e rastrelli, vasi e vasetti, sacchi di terra e concime. "Simonetta, ma poi come è andata a finire con quel discorso?" Sento dire ad una pianta di peonie sulla destra. "Ma niente, finisce che se vuoi che venga fatta una cosa, devi fartela da te" ribatte mia madre. Mamma e Mary riescono a capirsi senza soggetti nelle frasi, la cosa mi stupisce sempre. Nella mia perplessità generale, continuo il mio vagabondaggio, le grandi poltrone bianche affacciano sul lungo filo per i panni. A turno le lucenti lenzuola bianche ondeggiano placide al vento. Mi incanto nel guardare il sinuoso movimento della stoffa appesa ad asciugare e mi inebrio del dolce profumo di pulito che viene sospinto dal vento caldo di fine luglio. Finalmente Maria Teresa esce allo scoperto, tra le mani tanta di quella verdura da strapparci un sorriso. "Non devi disturbarti tanto!" diciamo in coro io e mia madre. Mary fa spallucce "Vorrete mica che mangi tutto io, qui!". Mette tutto nel cestino di vimini, cambia gli stivali con le Crocs sempre rosse fiammanti e apre il cancelletto bianco. "Simonetta bevi il caffè?". Che domanda scontata, penso, la mamma beve sempre il caffè.

Mary ci procede nella via, le Crocs di due numeri più grandi non le impediscono più di tanto la falcata e si dirige svelta verso casa. Tira fuori l'imponente chiave della porta di ingresso, una di quelle di una volta, grandi quanto il palmo della mano di un uomo adulto; che tiene salda attorno al collo. Mary ride "Di questi tempi, non ci può più fidare di nessuno". Spalanca la porta come aprisse la via ad un altro luogo incantato dei suoi. La grande casa in sasso, si sviluppa su più piani ed è tanto ricca di storia, mobili, suppellettili e fiori da far girare la testa. Credo di aver ancora margine di osservare cose nuove, anche dopo 27 anni di conoscenza. È incredibile. Mary accende la luce e ci fa accomodare intorno al tavolo bianco, tanto grande da occupare quasi l'intero perimetro della stanza. Poggia il cesto di vimini, prende la moka grande e inizia a svitarla. La lava e la riempie, presto detto, è sul fuoco. "Alla butina (cfr. "bambina" in dialetto veronese) cosa diamo, vediamo un po'!", fa mentre infila la testa in una delle vecchie credenze o dentro il piccolo frigo bianco. Per Maria Teresa, l'età non conta. Io e i miei fratelli rimarremo per sempre dei "butini" (cfr. "bambini" in dialetto veronese), pieni di fame e con ancora bisogno di crescere grandi. Tira fuori orde di biscotti e succhi, caramelle e cioccolata fondente. "Mangia qualcosina, Lisa!" dice, mentre addenta un biscotto. Mary ha il diabete e sebbene certi alimenti, non dovrebbe neanche mangiarli, ne compra a volontà per tutte le persone che, a turno, vengono a visitarla. Sia mai che patiscano la fame, poverini. La sento continuare i discorsi con mamma, che la riprende "Mary, non dovresti mangiare i biscotti!". "Oh sì, hai ragione, ogni tanto me lo dimentico! Che poi Lisa, perché mi va tanto su il diabete?". Dice mentre ancora mastica il biscotto. "La dieta, Mary! Dovresti stare più attenta!". Maria Teresa ride. La moka sul fornello, brontola. Il caffè è pronto. Riempie due tazze colme e lo porge a mia mamma prima di perdersi nuovamente nei loro discorsi. Davanti a me, un tripudio di profumi e colori, vicino l'immenso centro tavola, si alternano infatti diverse composizioni di fiori freschi. Mary ama creare composizioni floreali con i fiori che coltiva. La vedo mentre accarezza i petali sovrappensiero, quasi fossero persone vere. Forse per questo i suoi fiori sembrano scoppiare di gioia, nei vasi tutt'attorno alla casa. Perché sentono l'amore. Quello di Mary per la vita e per la natura tutta.

Perché questa è una delle più belle caratteristiche di Maria Teresa in fin dei conti: la sua purezza d'animo, intatta dai tempi della fanciullezza. Maria Teresa guarda il mondo con la stessa luce negli occhi di un bambino; come se quel suo bambino interiore giocasse a fare le capriole nella sua anima, libero e spensierato. Felice. Come è lei. Forse è per questo che in tanti visitano e si fermano a salutare Mary, perché, nella sua purezza, ricorda loro quanto sia semplice essere felici. Quanto poco serva per vivere la vita al meglio: un po' di sole, qualche fiore e la giusta predisposizione d'animo. Il nostro modo di guardare alla vita. Tutto parte da lì. Da quel bambino interiore che ci chiede ogni giorno un po' di amore e attenzione, che vorrebbe tanto avere la libertà di stupirsi di nuovo, correre e giocare. Forse è questo il segreto, alla fine. Recuperare il nostro piccolo io, nascosto da qualche parte dentro di noi, dimenticato e trascurato. E farlo tornare libero di vivere ed emozionarsi per le piccole cose, come sa fare benissimo Mary, da ben 84 lunghi anni.

 

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