Inizia prima tu!
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BUON ASCOLTO!
Erano rimasti ancora pochi posti disponibili sul treno, pochi posti da poter selezionare sull'app del telefono. Mamma voleva che fossimo vicini nel viaggio che ci avrebbe portato a Milano. Guardavo il tipico posto con quattro sedili disposti intorno a dei piccoli tavolini al centro. Mi affrettai ad occuparne tre, gli ultimi ancora rimasti liberi.
Quella mattina in stazione faceva fresco, ma nell'aria si respirava ancora un'atmosfera frizzantina. Sebbene fosse sabato mattina, c'erano poche persone che dalla provincia si spingevano a Verona. Quindi fu abbastanza semplice muoversi tra i vagoni e i diversi binari del treno regionale. Mamma non prendeva un treno da qualche tempo e vivere tutta quella mondanità la emozionava. Lo si leggeva nei suoi begli occhi celesti. Arrivati a Verona, ci siamo diretti svelti verso il binario successivo, verso il treno ad alta velocità che ci avrebbe condotto a Milano Centrale. Nell'attesa che il treno arrivasse in stazione, il sole ha cominciato a mostrarsi timidamente ai nostri occhi e riscaldare l'aria tutt'intorno. Guardo mio fratello controllare gli spostamenti del treno sul telefono, come sempre niente sfugge al suo controllo certosino. In effetti io, mio fratello e mia mamma non potremmo essere più diversi tra di noi, eppure riusciamo a bilanciare egregiamente questa nostra differenza. Viaggiamo bene insieme: Enrico è l'addetto alla sicurezza e alla gestione dei mezzi, io l'addetta alla pianificazione delle attività e mia mamma è quella che porta l'entusiasmo. Un mix perfetto, insomma.
Saliti sulla nostra carrozza iniziamo il conto dei posti a sedere per trovare quelli a noi riservati. Arrivati ai nostri sedili, troviamo una signora già seduta in uno di essi. La salutiamo e ci accomodiamo tutt'intorno. La signora ci osserva prendere posto e ci rivolge un debole sorriso. Ricambiamo a nostra volta e mamma prende subito la parola. Basta un niente, un'osservazione sul tempo o su un piccolo inconveniente e scatta la conversazione. Mamma è un asso in questo, riesce sempre a trovare lo spunto per far iniziare una conversazione dal nulla. Una capacità che è andata quasi persa, ormai. Lo noto spesso con i miei coetanei. Prendere parola e iniziare un discorso con qualcuno sembra infattibile, quando basta veramente poco. Così come mamma "Simo" mi dimostra sempre. Mentre la signora ci racconta la sua storia e il motivo del suo viaggio a Milano, intorno a me quasi tutte le persone posano lo sguardo fisso sul piccolo device che tengono tra le mani. Giovani e meno giovani, non c'è molta differenza. Vedo il riflesso della luce blu nei loro occhi, lo sguardo rapito e il pollice che corre veloce sullo schermo. Quasi tutti indossano le cuffiette. Persi in loro stessi e nel loro mondo virtuale.
La nostra compagna di viaggio invece siede composta, con la sua grande borsa poggiata sulle gambe. Il viso pulito e sorridente. Una volta che mia mamma ha rotto il ghiaccio; inizia a raccontarci dei suoi figli, del trasloco che deve fare in settimana e dello scompiglio che questo reca alla sua vita. "Non potevo non venire a trovare mia figlia, il trasloco può aspettare lunedì!" mi dice sorridendo "Già sono poche le occasioni per vedersi, meglio approfittarne". Ci racconta della sua passione dei treni e di quanto viaggiare sola non le dispiaccia, ma anzi la rilassi. Parliamo di educazione, cultura, famiglia e passioni. In men che non si dica l'autoparlante ci informa che stiamo entrando in stazione a Milano. La signora ci ringrazia per la chiacchierata, era stata tanto piacevole da non accorgersi del passare del tempo. Le auguriamo un bel pomeriggio e anche noi scendiamo dal treno. Io, tra mia mamma e mio fratello, fatico a contenere l'emozione.
Proprio quel sabato, infatti, era stato organizzato il primo incontro della mia community online. Una community nata da un breve video pubblicato sui social qualche mese fa. La mia richiesta era stata semplice, quanto accattivante: volevo conoscere persone "buone". Persone che avessero il desiderio di confrontarsi e crescere assieme in un ambiente privo di giudizi. Finalmente dopo qualche mese, siamo riusciti a concordare questo incontro per conoscerci dal vivo. Ero emozionata dall'idea di poter conoscere alcune di quelle persone virtuali con cui ogni giorno entro in contatto attraverso il gruppo Telegram "Progetto Gentilezza". Attendevo curiosa davanti la grande statua della mela della stazione Centrale, cercando di riconoscere quei volti visti online tra la moltitudine di persone che affollavano la grande piazza. Uno dopo l'altro si sono fatti avanti e anche lì, è bastato un nonnulla. Uno sguardo curioso, un sorriso sul volto e una piccola battuta "Sei tu?". L'imbarazzo si è volatilizzato all'istante. La parte più difficile era ormai passata. Radunato il piccolo gruppetto ci siamo diretti verso l'accogliente locale che ci avrebbe ospitato per il brunch, in Chinatown. Una moltitudine etnica ci circonda e dà a tutto un sapore più internazionale. In quel posto non condividiamo solo il momento del pranzo, ma anche spunti di riflessione e tante risate. L'atmosfera è rilassata e famigliare. Unita. Ognuno con le proprie esperienze e la propria storia pronte da condividere ad orecchie pronte ad ascoltare, nel puro piacere della condivisione. Stava accadendo. Era reale. Tutto quello che era nato come un esperimento qualche mese fa, aveva preso forma davanti a me. Nei volti e nelle parole di quelle persone che avevano deciso di partecipare all'incontro.
Così riflettevo su quante cose perdiamo ogni giorno, quante possibilità e opportunità. Abituati come siamo ad avere tutto a portata di mano o di click, abbiamo sviluppato una sorta di resistenza all'azione. Come se ogni cosa ci dovesse arrivare dall'esterno o dagli altri. Come se fosse responsabilità altrui darci quello che vogliamo o sentiamo ci manchi. Una deresponsabilizzazione che ci fa comodo, ma che ci rende inerti e spesso infelici. Perché alla fine le cose che otteniamo in questo modo non sono mai come vorremmo o come avremmo sperato. Una delusione che ci intristisce e che ci rende ancora meno abili a sfruttare le nostre qualità. Lo vedevo con mia mamma: mamma ama chiacchierare, ma non aspetta che siano gli altri a rivolgerle la parola, è lei la prima a intavolare un discorso. Come con la signora del treno. Se mia mamma non avesse iniziato la conversazione, magari lei non si sarebbe sentita a proprio agio ad aprirne una. E così capita con la vita. Siamo così focalizzati a domandarci perché non ci capitano determinate occasioni, da perdere l'opportunità di creare noi quell'occasione che vorremmo. Alcune volte basta veramente poco per mettere in moto tutto, una piccola affermazione sul tempo o un breve video caricato su internet. Quel piccolo sassolino che può azionare una valanga di eventi ed opportunità per noi e il nostro futuro.