L'indomita forza di Gabriella

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BUON ASCOLTO!

 

Mi piacciono i tempi passati, ancora di più quando li ascolto raccontare da chi quei momenti li ha vissuti sulla pelle e li porta ancora incisi tra le pieghe del cuore. Forse per questo amo scrivere e raccontare storie, perché fin da bambina ho amato tanto ascoltarle. Amavo ad esempio quando Gabriella capitava a casa, come un fulmine a ciel sereno. Una energia potente e veloce che, come veniva, se ne andava; portando con sé la forza di quel bagliore improvviso.

Gabriella è un'amica storica di mia madre, una 70ina di anni portati alla grande. Testimone viva di un'epoca d'oro, che solo le vecchie pellicole in bianco e nero sanno raccontare. Gabriella è una signora dall'animo vibrante ed esuberante. Una persona che non puoi non notare e che ci tiene a farsi notare. Con il look giusto, sempre. Perché Gabriella è lo stile in persona. Non ho mai conosciuto, nella vita, una persona che sapesse essere un'essenza di stile come lei. Lei è capace di venire a trovarci in vestaglia, con i bigodini in testa, l'immancabile rossetto rosso fiammante sulle labbra e i grandi occhiali tartarugati. Lei non solo è capace di farlo, ma è l'unica in grado di farlo. E poterlo fare, aggiungerei. Perché Gabriella danza così sicura con la sua mise, che qualunque abbinamento indossi passa in secondo piano. È lei a catturare l'attenzione. È lei l'essenza del suo stile, qualunque esso sia.

Quando Gabriella arriva a casa, ancora oggi, come un tempo; beh! Ci si accorge di lei. Stringe forte il pennacchio del cancelletto, la grande borsa nell'incavo del braccio, l'allure sicuro e fiero, da diva del passato. Al suo "Ziaaa! Mi apri o mi fai morire qui sul cancello?", rido sempre e tanto, mi bacia su entrambe le guance e chiede di mamma. Come chiede di un bel caffè. "Preparami un caffè che stavolta moro" (cfr. "muoio" in dialetto veneto). E ride mentre saluta con baci schioccanti l'altro mio fratello, poggiando poi la grande borsa sul tavolo. Gabriella è così, impavidamente sé stessa. Come se, la ragazzina di cui amo tanto ascoltare la vita, non si fosse persa mai in sé stessa. La vedi e la senti parlare, ora come allora. E anche di più forse, perché "a 76 anni vorrai mica che mi tenga da dire quello che penso, che il tempo del collegio è finito da un po'. Non ho più insegnanti a cui rendere conto".

 
 
 
 

Gli insegnamenti di Gabriella sono impregnati della sua vita, una vita che sembra impossibile sia capitata ad una sola persona. Una vita che è stata condita di grandi avventure, tanta socialità e disgrazie inumane. Tragedie che si leggono ancora, a volte, nei suoi occhi e che forse le hanno donato il gran cuore che ha e che non risparmia di dare a chi ha bisogno. A volte forse troppo. Ma si sa, con Gabriella non esistono le mezze misure. Non si convengono ad una persona come lei. Lei è o tutto o niente, il bianco e il nero, il giorno e la notte. Un contrasto accecante e spesso incompreso. Perché si sa che chi esula dal prototipo di persona, instillato dalla società, non sempre è compreso e quasi mai accettato. Forse, per questo, mia mamma c'ha sempre tenuto ad attorniarsi di persone eccentriche ed eclatanti. Perché sono quelle le persone più vere e autentiche. Quelle persone che non nascondo chi sono, che non ci tengono ad omologarsi e a confondersi con gli altri. Quelle persone che sono inconfondibili. Quelle persone il cui esempio, vuole essermi da lezione. Una lezione per vivere appieno questa vita che ho la fortuna di scoprire giorno dopo giorno. Così quando Gabriella inizia a raccontarsi, mi incanto a seguire il suo scambio di battute. Come fossi a teatro. Nella recita della sua vita.

Quella che preferisco in assoluto, è la "storia della pelliccia": la storia di una giovane Gabriella che aveva fatto del suo attitude, il proprio scudo contro una realtà tremendamente sessista e patriarcale. In cui solo l'uomo conta e conta di più. Una realtà in cui hanno cercato di piegare l'indomita giovane, ribelle nelle vene e nella parlata. Così in una notte di festeggiamenti inebrianti di uno dei salotti più in di Verona, in un freddo inverno passato, una giovane Gabriella si preparava per celebrare insieme a tutti i suoi amici. Indossata la pelliccia nuova fiammante, regalo esoso del padre, era pronta per una serata che sarebbe stata indimenticabile. Per me almeno. Affrontato il breve viaggio verso la città, dalla provincia, su una di quelle automobili dal gusto squisitamente retrò, Gabriella giunge alla festa. Tutto brilla e risplende, come le luci che illuminano la notte scura. Avvolta nella folta pelliccia marrone, il minuto corpicino di Gabriella, sembra tanto grande quanto la sua vibrante personalità. Entra decisa nel salottino, che l'attende. Fa scivolare la pelliccia lungo le spalle e con gesto plateale la getta all'aria, per farla cadere pesantemente su un divanetto. Gabriella è arrivata e ci teneva a farlo sapere. Guarderà di sottecchi quella pelliccia mollemente abbandonata sul divanetto, che ora sfiora il pavimento. Se suo papà sapesse come era stato trattato il suo costoso regalo. Gabriella ride. Se ne sarebbe fatto un ragione, lei infine non poteva essere da meno di tutte le altre dive veronesi dell'epoca. Lei non poteva essere meno se stessa, di così. Che si facessero benedire le idee benpensanti dell'epoca. Con quel lancio plateale, Gabriella lanciava in aria tutte quelle congetture sessiste che volevano la donna più come un suppellettile che una presenza fisica e mentale vera e propria. Una presenza tremendamente e coraggiosamente ingombrante. Gabriella gridava al mondo chi era e chi voleva tutti ricordassero che fosse. Una sfida vinta a mani basse.

Questo è uno dei tanti racconti che vivono nella sua memoria e nella mia, ormai. Uno dei tanti insegnamenti che ho scelto consapevolmente di portare con me per sempre. Perché da tutto e da tutti si può imparare qualcosa. Ogni racconto che strappa sonore risate, che solca il viso di lacrime o ci illumina di un nuovo pensiero, tutto ci insegna qualcosa. Insegna soprattutto a coloro che sanno ascoltare davvero e che per farlo, riconoscono l'importanza del silenzio. Persone che guardano ancora gli occhi gli altri mentre parlano. Che seguono i riflessi delle emozioni racchiuse nelle loro parole. Come al cinematografo. In una sequenza di vivace realtà. Persone che sanno cogliere, in una signora singolare, un po' diva un po' ribelle ma anche tanto buona e affettuosa, quell'aroma speziato e peperino che sa dare davvero gusto alla vita.

 

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