Di aspettative, sogni e realtà
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BUON ASCOLTO!
L'inizio di questa mia nuova avventura, ha un che di magico. Mi ha portata, non solo ad espormi completamente e quindi indagare la paura del giudizio altrui, ma mi ha permesso anche di affrontare il delicato tema delle aspettative. Aspettative mie e delle persone che hanno deciso, nel bene e nel male, di seguire questo mio nuovo percorso. Alcune volte penso se non sia troppo. Se la "bomba" che ho sganciato in pubblica piazza, non fosse troppo grande per me. Per le mie spalle che, cito: "Sono spallucce di colibrì", come continuava a ripetermi un caro collega di Arco. Affrontare questo gigantesco mostro silente, che incombe su di me, mi tiene spesso sveglia la notte. Solitamente l'orario clou, sono le 3 di notte. Un mio amico la chiama "l'ora dell'ansia". L'ora in cui, il nostro cervello, sembra ben intenzionato a trovare il senso della nostra vita. Completa. Proprio a quell'ora di notte. Come se, nel cuore della notte, nel silenzio della casa, il tempo fosse sospeso e i dubbi fugabili. Ebbene non è così. Solitamente io, almeno, entro in un circolo vizioso di pensieri concatenati che, sanno solo tirare via il sonno e farmi rigirare nel letto. Per questo mi sono messa a leggere, durante quell'ora di veglia obbligata, per sviare i pensieri e farli cadere addormentati, come mi addormento poi io e le mie palpebre calanti.
Spesso ci accade nella vita, di trovarci a riflettere su come non deludere le aspettative degli altri o, ancora peggio, cercare di non deludere quelle che pensiamo siano le aspettative altrui. Sì perché la gente, non è focalizzata così tanto su di noi, come possiamo pensare. Non per così tanto tempo, almeno. Rifletteteci: quanto tempo dedicate a pensare agli altri e quanto invece pensate a voi e a quello che gli altri vogliano da voi? Ecco l'inghippo: i pensieri. Riflettiamo così tanto su come dovrebbero essere le cose, come ci piacerebbero andassero, come gli altri presumiamo vogliano che vadano, da dimenticarci di vivere queste cose. Queste esperienze, queste avventure. Siamo troppo concentrati sull'apparenza della loro forma allo sguardo esterno, che ci dimentichiamo della loro essenza. E delle emozioni, invece, che dovrebbero suscitare e farci provare.
Quando ho deciso di pubblicare il progetto "Condividiamo Gentilezza", è stato un lampo di impulsività e ispirazione. Non sapevo come davvero gestire il mio debutto sui social, quindi mi sono semplicemente lasciata andare. Ho lasciato parlare quella parte di me, che conosce di più me stessa, di quanto la mia parte cosciente abbia consapevolezza. Mi sono lasciata guidare dal momento e le ho dato adito e voce. La mia. Mi entusiasmava e mi entusiasma ancora. Solo che ora, bisogna fare il conto con il mondo reale, abbandonando per poco, quello della fantasia. Ecco quindi il mostro che incombe. Le aspettative che mi si incollano addosso e che, ora più che mai, richiedono fatti. Fatti che non ho ancora in mano e a cui cerco soluzione, ben intenzionata a non deludere quelle aspettative altrui, che ora sono anche le mie. Niente mi è chiaro, in quanto tutto il mio percorso si sta svelando anche a me, un poco alla volta. Eppure non lo temo, non sempre almeno. Forse alle 3 di notte, è quello il mio momento di terrore. E ci sta. Ci sta avere paura, temere di non farcela. Temere che quelle aspettative non vengano appagate e che quindi, il nostro intero essere venga messo in discussione. Come è possibile rimanere legati ad un risultato? Come se solo un determinato risultato, riuscisse a definirci. L'ho temuto così tanto e provato altrettante volte sulla pelle. Non c'è risultato che ci definisca, perché tutti concorrono a farlo. I risultati buoni, come quelli meno buoni. Quelli che ci gonfiano il petto di orgoglio e quelli che ci fanno piangere nel silenzio di camera nostra, alle 3 di notte. Noi non siamo che l'essenza del nostro percorso. Il frutto dei passi e delle decisioni che compiamo ogni giorno. Ed è qui che dobbiamo fare una scelta. Una scelta di coerenza, con i nostri desideri e aspirazioni, con il nostro vero essere. Perché:
"Non esiste fallimento, quando le intenzioni sono buone"
Non esiste risultato sbagliato o giusto. Esiste quello che di buono e coerente abbiamo in noi, quello che decidiamo di fare in ogni giorno della vita, in ogni nostra decisione, in ogni percorso che decidiamo di intraprendere. Chiariamo il nostro cuore agli intenti che sentiamo veri e giusti per noi. E camminiamo. A testa dritta. Con coraggio e determinazione. Non possiamo sbagliare, non possiamo fallire. Perché tutto ci renderà più vicini al nostro vero sé. A quello che desideriamo essere e diventare. Da ogni avventura provata e sperimentata, da quello che ci sembra una vittoria o una sconfitta, da tutto possiamo imparare. Da tutto, porteremo via qualcosa con noi. Qualcosa di autentico e di valore. Qualcosa di nostro. Che ci distinguerà da tutti gli altri.
E quindi? Che farcene, quindi, di tutte queste aspettative? Beh, non alimentiamole! Ma usiamole, più come traino che come guida. Qualcosa che ci possa spingere verso il prossimo passo e poi a quello dopo ancora, incuranti del risultato che otterremo. Ma consapevoli del valore che acquisteremo con quei passi, con gli sforzi che metteremo nel compierli e nelle emozioni che si sprigioneranno da essi. Riempiamoci di quelle emozioni. Per sentirci vivi. Per sentirci capaci. Anche solo di aver compiuto un passo in più, un passo nuovo, un passo diverso ed entusiasmante. Non si elimineranno mai, le aspettative. Ma possiamo decidere, consapevolmente, di come usare queste aspettative. Con grazia e gentilezza, ma soprattutto con intelligenza.