Tenere vive le tradizioni
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Una cosa che amo immensamente del mio paese sono le tradizioni. Tra le più importanti si annoverano sicuramente le feste di paese, dove lo spirito goliardico proprio dei miei compaesani, trova il suo libero sfogo. Per noi le feste di paese sono più che delle sagre, sono la nostra memoria e il nostro vanto. La nostra identità. Qualcosa che difficilmente si può capire, se non le si vive da dentro.
Questa settimana si festeggia il carnevale, il momento ideale per accendere la fantasia e divertirsi a mascherarsi. Da qualche anno a questa parte infatti, io e le mie amiche abbiamo iniziato a creare i nostri costumi personalizzati. Un modo per stimolare la creatività ma anche una scusa per stare insieme. Ognuna con il tempo ha assunto il suo ruolo e il suo speciale compito nella squadra e si sente quando qualcuna manca all'appello. Come se mancasse una parte dell'ingranaggio che mette in moto tutto. Maria Chiara è il caporale: lei decide, lei detta i tempi e organizza gli impegni. Lei mette la macchina da cucire. Elena è il mastro cappellaio: lei è l'addetta ad elaborare i cappelli, dal progetto al prototipo. Camilla è l'analista: lei trova i possibili difetti del vestito per trovare la sua realizzazione perfetta. Io mi occupo della resa, fornendo spunti su come migliorare l'esecuzione formale dell'abito. Diletta è lo spirito e la stylist: lei porta l'idea che tutti possono fare qualcosa, anche semplicemente nel tifare gli altri a fare di più e meglio e sentirsi delle star con il giusto trucco e parrucco. E poi c'è Anna, la dolcissima Anna, la stagista: solitamente addetta alle mansioni più semplici e noiose, ma fondamentali, come ritagliare le lettere in pannolenci o mettere su il thè. Insomma una squadra fortissima. Mia mamma se la ride ogni volta che ci vede riempire il suo tavolo della cucina con le stoffe, colle, fili e pennelli vari; apprezzando la creatività e soprattutto l'aria leggera che si respira. Perché alla fine il Carnevale è solo l'apoteosi di settimane tra incontri, risate, tanto duro lavoro e tazze fumanti di thè.
Il "Carnevalon dell'Alpon" è un evento sociale conosciuto nell'intera provincia e che richiama sempre tantissime persone. Sia tra i giovani che tra i meno giovani. Nelle due grandi sfilate, quella notturna del sabato sera e quella diurna del Martedì Grasso, la via centrale del paese si anima di grandi carri colorati, musica e balli scatenati. Nella frenesia generale, l'elettricità sembra scorrere tra le persone e carica tutti di aspettative e curiosità. Ovunque ti giri le persone assumono connotati diversi, grazie ai vestiti la gente si trasforma e per un giorno tutti possono diventare chi vogliono: semafori, personaggi delle fiabe, militari, preti o suore, faraoni, animaletti e mostri. Niente è impossibile nel mondo magico del Carnevale, tutto è un misto di fantasia e creatività, le mie specialità. Forse per questo mi diverto sempre un mondo e le mie amiche con me, perché usare il nostro lato creativo e manuale per dare vita ad un'idea ci riempie di soddisfazione.
Diciamo che negli anni abbiamo alzato sempre di più l'asticella, ricercando sempre idee nuove e iper originali. Per distinguerci nella folla e sentire vivo l'orgoglio della vecchia generazione di Montefortiani, che come noi hanno da sempre lavorato e alcuni ancora lo fanno, per rendere il nostro carnevale l'evento più interessante dell'intera provincia di Verona. Così nella nostra personale sfilata di Martedì Grasso li abbiamo incontrati tutti: la maestra delle elementari, le mamme dei nostri coscritti, vecchi compagni di scuola, organizzatori della pro loco e tanti altri. Chi per una foto, chi per un saluto o un complimento. L'allegria era contagiosa e si insinuava ovunque, come i coriandoli che venivano lanciati dai carri e sentivi grattarti sotto i vestiti. Il sole poi, ci ha regalato una giornata splendida, un assaggio di primavera in un pomeriggio di inverno. Il cielo era limpido, l'aria meno fredda del solito. La musica riempiva l'aria e ci avvolgeva nelle sue spire suadenti, spingendoci ad ondeggiare il bacino e portare in alto le mani liberando l'energia che sentivamo nascerci da dentro. I bambini ci sorridevano e timidi chiedevano una foto e venivano incitati dai genitori pronti ad immortalare quei momenti di gioia e spensieratezza. Ovunque regnava l'allegria.
Così in men che non si dica il pomeriggio è scivolato dietro l'orizzonte, come il sole che tramontava dietro le belle colline del soave. Era ora di rientrare. Nel tornare a casa, chiacchieravo con Camilla. Questo Carnevale era stato carico di emozioni belle e positive e ci lasciava una felicità che riscaldava l'anima. Camilla con un sorriso mi spiega "Vedi Lisa, voi siete la mia sintesi, perché riuscite a liberare ciò che di bello c'è in me: non solo la mia creatività ma anche tante altre emozioni positive". Le parole di Camilla mi hanno colpito dentro e mi hanno fatto riflettere su quanto sia importante l'amicizia e quanto, nel nostro caso, siano importanti le tradizioni. Quella storia che ciclicamente ci aiuti a realizzare quanta meraviglia viviamo quotidianamente nella nostra vita e quanto la parte principale di questa meraviglia, la creiamo proprio noi con il nostro impegno e con il desiderio di portare avanti ciò che di bello c'è nella nostra quotidianità e/o annualità. Come il caso di un semplice Carnevale della provincia che ti ispiri momenti belli di condivisione, riflessioni, risate e allegria e ti ricordi quanto di bello c'è in un pezzo di stoffa ricamato anche male, se condiviso con delle persone davvero speciali.