Scegli la famiglia che ti sceglie

Di seguito trovi la lettura, in formato audio, dell’articolo.

Buon ascolto!

 
 
 
 

Giulia mi guardava con i suoi occhi grandi e buoni, quando la fitta di dolore li attraversò.

 

"Non voglio che mia figlia provi l'abbandono. Non voglio che conosca il dolore di sentirsi abbandonata.

Aurora ha un'unica nonna, ma questa nonna non la vuole vedere.".

 

Aurora mi correva tra le gambe, ridendo e sorridendomi. Il peluche a forma di gatto, stretto nelle sue piccole braccia. Giulia non voleva che sua figlia vivesse il senso di abbandono che aveva vissuto lei, nella sua vita. Non voleva permetterlo. Ogni giorno si promette di curare e proteggere quel dolce visino, dai mali del mondo. Dal male che solo le persone, a volte, sanno fare.

Mia nonna paterna è sempre stata una donna altera, nonostante la sua intelligenza. Una donna che presta più attenzione all'apparenza, che alla sostanza. Io non me ne rendevo conto da piccolina; lei era mia nonna e io le volevo bene. Ogni settimana passavo a salutarla, ogni estate trascorrevo parte delle vacanze assieme. Ricordo ancora quei ritmi estivi lenti e cadenzati, il bucato steso con la radio accesa, la spesa assieme nella piccola bottega vicino casa, il riposino a gambe "alte" e le chiacchiere con il latte caldo la sera, prima di andare a dormire. Per me lei era questo. Ed è questo quello che mia madre ha cercato di proteggere per tanti anni: la visione di lei, ai miei occhi, al riparo da quella che era, invece, la realtà.

Era la fine della quarta elementare quando mia nonna mise in discussione il mio affetto per lei. Avevo deciso di tornare a casa prima, da un pomeriggio assieme. Quei tempi lenti, che tanto apprezzavo d'estate, iniziavano ad annoiarmi mano a mano che crescevo. Così, mentre passava lento il tempo del riposino pomeridiano, chiamai mamma e papà per farmi venire a prendere prima dell'orario concordato. Mia nonna, quando si svegliò, trovò mio padre pronto sulla porta. Per lei, un tradimento peggiore del bacio di Giuda Iscariota, probabilmente. Lì per lì, non disse nulla. Solo al rientro a casa, ricevemmo la sua chiamata perentoria: si era sentita offesa dall'accaduto e ne aveva concluso che solo mio fratello maggiore, non presente in quel momento, l'amasse genuinamente, al contrario degli altri due nipoti "fuggitivi". Nipoti rispettivamente di 9 e 11 anni. Mi ricordo che mi misi a piangere. Quello che per me era stato un episodio di poco conto, lei aveva deciso di caricarlo di odio e rancore. A niente servirono le scuse che le formulai. In un colpo sentì cancellate tutte le belle estati vissute assieme, tutte le risate e le confidenze tanto care al mio cuore. Mia madre, per niente stupita da quel comportamento a lei famigliare, mi stringeva tra le braccia e mi coccolava.

"Tua nonna non conosce davvero l'amore, Lisa. Non devi fargliene una colpa, se non sa amare."

Mia madre aveva conosciuto e sperimentato la durezza di quelle parole, sulla sua pelle. Eppure cercava di mettere pezze a quel rapporto bruscamente reciso e deturpato. Cercava di proteggere, per quanto possibile, quella mia immagine fanciullesca dei rapporti famigliari. Rapporti che non sempre sono come vorremmo. Come il" buon costume" ci imporrebbe di vederli.  Dopo quel giorno, infatti, non riuscì più a guardare mia nonna allo stesso modo. Il suo dubitare dell'immenso amore che sentivo di averle dato negli anni, mi bruciava tremendamente e mi faceva male. Iniziai a cercare ogni pretesto per evitare altro dolore simile, così ci allontanammo progressivamente fino a che, con la morte di mio padre, il nostro rapporto deteriorò a tal punto che diventammo due estranee.

I rapporti famigliari, sono sempre dei terni al lotto. Non sa chi ti capita. Se hai molta fortuna la tua famiglia si ama se ne hai meno, la famiglia non si sopporta. Fino ad odiarsi. È qui che mi interrogo su quanto sia necessario fingere, in situazioni come queste. Fingere che tutto vada bene, quando la verità è che non ci si può vedere. Me lo chiedevo tutte le volte che mi obbligavo a mantenere un rapporto non voluto e desiderato. Tutte le volte che mi sforzavo di andare da mia nonna per vedere come stava, per raccontarle i miei successi, per sentirla nuovamente fiera di me. Ma puntualmente, ne rimanevo delusa. I suoi occhi non riuscivano a guardarmi con orgoglio, le sue parole non riuscivano che annientare le mie aspettative. Non puoi trattenere chi non desidera farlo. E io quell'ultimo giorno, lo capì. Lo capì quando mia nonna fu talmente chiara, da togliermi ogni parola: "Ormai ci siamo viste, non serve che continuiamo a farlo così spesso.". Non puoi trattenere chi non desidera rimanere. Ma soprattutto, non tutti meritano di restare nelle nostre vite. Perché i parenti ti capitano. Ma la famiglia, quella vera, ti sceglie.

Scegliete ogni giorno la vostra famiglia, ma soprattutto scegliete chi sceglie la vostra famiglia. Chi decide consapevolmente di non lasciarsi scappare il vostro amore e che voglia donarvi il proprio, gratuitamente. Solo così la vostra famiglia si arricchirà di nonni, zii, cugini, fratelli e sorelle autentiche. Persone che hanno molto più in comune con voi che del banale fattore sanguigno. Avranno in comune i vostri valori.

 

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