Questione di occhi

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BUON ASCOLTO!

Oggi che scrivo è il compleanno di un mio caro amico: Davide. L'ho conosciuto la prima volta ancora adolescente nelle giornate giovani organizzate dalla Croce Rossa del mio paese. Era ancora uno sbarbatello allora, ma era già ben delineato il suo carattere tremendamente buono. Glielo ho letto negli occhi, forse è per questo che mi ci sono affezionata in fretta. Dentro di me risuonava qualcosa di famigliare, che mi faceva sentire al sicuro intorno a lui. Sensazione che porto ancora dentro ogni volta che ci vediamo, ogni volta che si assicura che io non muoia in uno strapiombo di montagna. Perché Davide non potrebbe essere più se stesso di così e credo che esprima il suo massimo potenziale proprio mentre aiuta l'altro. Il suo è un tratto distintivo, credo il più bello che abbia.

Rido sempre con le persone cui racconto di Davide, quando affermo che potrei essere bloccata in un isoletta dispersa di un fiordo norvegese che lui verrebbe a salvarmi. Perché Davide c'è. Non importa quando, non importa come o dove; ma Davide non ti lascia a piedi. Anche a costo di caricarti in spalle. Perché lui è così: una persona buona. Alcune volte troppo, ed è lì che lo sgrido. Perché credo che una caratteristica del genere sia da proteggere e salvaguardare da quelle mani unte che potrebbero appiccicarvisi. Davide lo sa bene, nella sua vita molte di queste mani hanno provato a soffocare questa sua indole. Fortunatamente Davide è tanto buono quanto testardo. Lui non permette al mondo di cambiarlo, neanche quando sembra che tutto provi a convincerlo del contrario. Lui prosegue per la sua strada, con passo lento ma deciso. Forse per questo alla fine sta anche andando più avanti di tutti nella realizzazione dei suoi sogni. Perché non molla mai, lui stringe i denti e cammina con "muso duro e bareta fracà" (cfr. "Con faccia determinata e berretto ben abbassato sulla testa", dal dialetto veneto. Indica la determinazione a continuare la propria strada senza farsi distrarre).

Mi piacciono sempre i battibecchi che nascono tra noi, quando ci ritroviamo. Soprattutto quelli che nascono con Sofia, una nostra amica. Perché Davide vuole sempre difendere la sua posizione con i denti e gli artigli, ma poi finisce per rinunciare sorridente alle idee che io o Sofia esprimiamo spalleggiandoci vicendevolmente. Non ha partita contro due donne. E mi piace vederlo ridere con Giosuè mentre si arrende, perché dentro di me so che non lo sta facendo davvero, ma solo per farci credere di aver vinto la partita. Ulteriore dimostrazione di quanto bene ci voglia. Tuttavia non sempre nell'accettazione delle nostre idee, c'è un vero e proprio rifiuto. Perché lo vedo macinare le informazioni dentro la sua testa e dare forma a nuove idee. Per quanto Davide sembra statico in un'idea di persona ben delineata, ho avuto il piacere di notare quanto in realtà abbia costantemente lavorato su se stesso; non solo mettendosi in gioco in nuove realtà, ma ponendosi anche le domande giuste cui provare a rispondere.

 
 

Cosa che mi rende sempre una "mamma fiera". Perché ho sempre parlato a Davide, come avrei voluto parlare a me stessa. Perché mi ci rivedevo nella sua bontà. Mi sono specchiata in Davide per vedere il bello e il migliorabile di una natura tanto speciale quanto delicata. Così non gli risparmiavo nessuno dei miei sermoni filosofici. E lui stava lì ad ascoltarmi paziente, riflettendo e metabolizzando le mie parole. Ma soprattutto poi cercava di calare tutto nella sua realtà. Un atteggiamento che ho sempre adorato, perché sinonimo di altrettanta intelligenza. E così Davide, crescendo davanti ai miei occhi, ha assunto sempre più i connotati dell'uomo che sapevo poteva diventare e che mi ha dimostrato di essere. Un uomo capace di assumersi le proprie responsabilità, farsi le giuste domande ed elevare al meglio le sue belle caratteristiche.

Ricordo il giorno in cui stavamo camminando, in una delle nostre gite in montagna. Io ovviamente ero indietro, il continuo togli-metti dei ramponi per la neve per evitare di scivolare sulla strada a tratti ghiacciata, mi rallentava il passo. Davide era quello che si fermava ad aspettarmi, che mi aiutava a infilarmi i ramponi quando le mani ghiacciate mi facevano troppo male per farlo, a darmi i suoi guanti caldi per riscaldare a turno le mani mie e di Sofia intirizzite dal freddo. Guardavo Davide mentre si prodigava in tutto questo con una naturalezza che appartiene solo a lui, abituato ad anni di accudimento dei piccoli gruppi scout. "Davide, credo che sarai un magnifico papà un giorno!" gli dissi sorridendo. Davide mi sorrise di rimando e dopo avermi aiutato ad alzare, ha continuato a camminarmi a fianco. "Lo credo davvero sai? Hai una dolcezza nei gesti di cura che non è da tutti. Credo che i tuoi figli saranno fortunati ad averti come padre, gli potrai insegnare tante cose. Ma soprattutto si sentiranno al sicuro con te. E questo è bellissimo". Davide, che non è abituato ai complimenti, sorrideva timidamente, cercando di spostare l'attenzione altrove. Per fortuna Sofia mi ha dato man forte come sempre e per un momento, lo abbiamo costretto ad affrontare la realtà dei fatti. Lo abbiamo messo davanti al suo essere speciale, da dove non aveva possibilità di fuga. Perché Davide è anche questo, timido e riservato. Non ama stare al centro dell'attenzione. Così io e Sofia adoriamo stuzzicarlo, anche nel bene. Accendendo i riflettori su quelle caratteristiche che rendono Davide l'amico prezioso che è e che speriamo sempre lui impari a vedere bene almeno quanto noi tutti facciamo.

Così, anche questo mio racconto, vuole essere un'ulteriore modo per farlo. Per ricordargli la meravigliosa persona che è. Una persona cui non si può non voler bene e che merita tutta la felicità che ha raggiunto e anche di più. Quindi Davide, ancora tanti auguri di buon compleanno. Rimani la bella persona che sei, una di quelle che si vede negli occhi quanto speciale sia.

 

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