Una vita senza istruzioni

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BUON ASCOLTO!

Ho un età che rappresenta un crocevia: alcuni coetanei si stanno sposando, qualcuno è genitore già da un pezzo, altri sono tornati o vivono ancora con i propri genitori, c'è chi sta iniziando ora a lavorare e chi ormai lavora da una decennio. Con alcuni amici parli di mutui e tassi agevolati, con altri parli della prossima festa a cui andare. Forse per questo mi sento ancora con i piedi in due scarpe diverse: una piccola e ormai stretta, l'altra ancora troppo grande e larga. Una differenza che spesso mi confonde e confonde i miei passi, facendomi procedere scomposta e sgraziata nel mio cammino di vita. Una differenza che confonde anche tante altre persone come me, persone che non hanno ben chiaro in che direzione stia andando la propria vita e che si sentono in ritardo su tutto. Forse per questo alcuni coscritti fingono di non vedermi e allungano il passo per non parlare? Chi ha voglia di parlare della propria vita quando non la capisci neanche tu per primo?

Mi ricordo ancora quando ho firmato il contratto a tempo indeterminato con l'ospedale, quel giorno ero felicissima. Avevo una casa in affitto che mi stavo pagando, un lavoro che amavo e stavo costruendo nuove e belle amicizie. Mi ricordo ancora quella sensazione di completezza. Tutto era in ordine, io avevo un posto definito e ci stavo bene. Ero finalmente "apposto": avevo un ruolo e una definizione in cui potermi sentire protetta. Ero la felicità di mia nonna che finalmente non doveva più preoccuparsi per me, tranne per il fidanzatino "ma per quello c'è ancora tempo", mi dice sempre. E ci sono stata bene per qualche anno, ero comoda davvero. Poi qualcosa è cambiato e quel posto che mi ero costruita con tanto amore, ha cominciato a starmi stretto fino a farmi mancare il respiro. Ho mandato tutto all'aria per trovare un nuovo senso, un qualcosa di più adatto a me e ai miei sogni, anche a costo di lasciare quella definizione che tanto mi proteggeva. Così sono ripiombata nella terra di nessuno, una terra tanto grande e sterminata in cui ci si può anche perdere. Terra in cui credo di essermi persa pure io qualche volta.

Ne parlavo qualche giorno fa con le mie amiche, mi piace molto confrontarmi con loro. Spesso facciamo quello che ci piace chiamare "Salotto Psicologico". Ci troviamo a bere un te o una tisana, parlando e discutendo di noi stesse. Parliamo per ore delle nostre fragilità, della nostra vita, dei nostri sogni e progetti. Un modo per confrontarci e sostenerci nelle nostre scelte, a costo zero. Ognuna dà il suo contributo e il suo punto di vista. Una ricchezza che ti fa uscire da quel salotto con molta più energia nel corpo e molti pesi in meno al cuore. Perché ti senti compresa nel tuo disorientamento mentale, relazionale o lavorativo che sia.

Questo perché nessuno lo ammette mai, in pochi magari me lo scrivono privatamente per messaggio. Tutti infatti preferiscono dare la parvenza di avere una vita ben definita e delineata, senza sbavature. In pochi hanno il coraggio di ammettere che non ci hanno ancora capito niente di tutto questo, in primis di se stessi. Forse, a questo punto, molti neanche si pongono il problema. I migliori poi, se la ridono. Perché sanno che non ci sono istruzioni da seguire per vivere la vita nella maniera corretta. Se esiste poi, una maniera corretta. Sanno che la vita si vive e si scopre vivendola appunto, giorno dopo giorno. Scoprendo quotidianamente una casellina alla volta, come nel Monopoly. Alcune volte la fortuna girerà dalla tua parte e riuscirai a conquistare quello che ti sei prefissato, altre capiti nella casella imprevisti e ti ritrovi a dover scontare una penalità. Fanno parte del gioco entrambi i momenti. E seppur alcuni partono prima di altri, niente è definitivo: così ci si incontra, ci si scontra e ci si allontana. Il tutto nel medesimo tabellone di gioco.

 
 

È questo che mi ripeto quando i dubbi mi assalgono, quando la pressione sociale mi si incolla addosso come un'onta morale, decretando il mio valore in base alle conquiste fatte finora. Questo infatti non è il tempo di giudicare le mie scelte; è il tempo per me di sperimentare, di provare, fallire e riprovare ancora. Non è neanche il tempo di guardare agli altri. E non lo sarà mai. Perché non è sugli altri che devo basare le mie scelte di vita. Questo è il tempo di scoprire le mie vere sfaccettature, prendere consapevolezza dei miei punti di forza e di debolezza; ma soprattutto farlo senza prendere tutto con eccessiva serietà. Provare diverse scarpe fino a trovare quelle più adatte a me e al tipo di cammino che voglio intraprendere. Un qualcosa che richiede tempo e che non bisogna avere fretta di fare, altrimenti ti puoi ritrovare a dover cambiare paio di scarpe molto prima del previsto.

Quindi, se dovessi parlare col cuore a quei coetanei che come me si sentono disorientati, gli direi questo: è normale, assolutamente normale. E smettetela di prendervela con voi stessi se non vi sentite ancora al posto giusto, ma iniziate invece a costruirvelo questo posto liberandovi dalle aspettative che avete fatto vostre dal vostro contesto sociale. Iniziate a capire chi siete e cos'è che volete fare davvero. E se non lo sapete ancora, iniziate sperimentando ancora e ancora. È questo il tempo giusto per farlo, non siete in ritardo e non siete sbagliati se non lo avete ancora capito. Siete solo all'inizio del vostro cammino e prima ve ne rendete conto, prima capirete quanto sia importante renderlo il più interessante e memorabile possibile per voi. Solo per voi.

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