I sogni son desideri di felicità
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BUON ASCOLTO!
I sogni son desideri
Di felicità
Nel sonno non hai pensieri
Ti esprimi con sincerità
Se hai fede chissà che un giorno
La sorte ti arriderà
Tu sogna e spera fermamente
Dimentica il presente
E il sogno realtà diverrà
Se hai cantato anche tu la strofa, conoscerai sicuramente il cartone da cui è stata tratta. Ebbene sì è l'incipit di Cenerentola, il film d'animazione firmato Walt Disney. Lo trovavo un giusto incipit anche per il blog di questo giovedì, perché oggi 14 Settembre 2023 è un giorno importante per me, è il giorno d'uscita del mio nuovo Podcast "My Life Tales". Un traguardo che ho sognato per tanto, quando ancora ragazzina mi immaginavo di poter un giorno parlare di me davanti un microfono. Mi perdevo a fantasticare su quante vite potessi vivere, infiltrandomi nella quotidianità dei miei possibili ascoltatori, quanti cuori potessi toccare con il suono della mia voce e quanto calore potessi trasmettere con le mie parole registrate. Credo di sognarlo da quasi 7 anni.
Ricordo ancora la prima volta che mi fecero notare la bellezza della mia voce. Un qualcosa che non credevo mi appartenesse o meglio, a cui non avevo mai davvero prestato attenzione. Ero in piazza Bra, a Verona, con la Croce Rossa. Ai quei tempi, ancora ragazzina, frequentavo il gruppo dell'area 3 della Croce Rossa Italiana, l'organizzazione interna di Protezione Civile che lavora per garantire efficaci e tempestive risposte alle emergenze nazionali e non. In quel caso, presiedevamo un'importante manifestazione Veronese e ci occupavamo della edificazione e gestione della struttura di primo soccorso sanitario. Io, come mio solito, parlavo e parlavo. Con i miei compagni di lavoro, ci raccontavamo di tutto, mentre issavamo la tendostruttura e riordinavamo diligentemente il materiale. C'erano diversi gruppi quel giorno, volontari da tutta la provincia riuniti nello sforzo comune. Tra questi, un signore di mezz'età. Lo ricordo come una persona taciturna e lavoratrice, un povero disgraziato che ha dovuto subire tutte le mie chiacchiere. Ad un certo punto, uscito dal suo mutismo, mi guarda dritto negli occhi, piega leggermente la testa sul lato e mi dice quanto segue "Ti hanno mai detto che hai una voce radiofonica?". Io, ancora allibita dal fatto che sapesse parlare, non sapevo come rispondere. Non avevo mai sentito quel termine e non capivo se il suo fosse un complimento o un insulto. Sorridendo impacciata ho chiesto cosa intendesse con quelle parole. Lui con garbo mi spiegò che la mia voce gli ricordava la voce delle presentatrici alla radio e che, in fin dei conti, era molto piacevole da ascoltare nonostante avessi tanto da dire. Mi colpirono molto le sue parole, non avevo idea di poter avere in me qualcosa che fosse tanto piacevole, così tanto da farlo esternare a parole da uno sconosciuto.
Ci penso d'allora, da quel preciso momento. Non ho mai approfondito la cosa, ero troppo impegnata a studiare e fare tirocinio in ospedale, per darmi una vera possibilità. Così ho deciso di utilizzare quella mia dote, per i miei pazienti. Amavo chiacchierare con i degenti, rassicurarli con le mie parole, strappargli sorrisi o consolarli con il suono della mia voce. E mi bastava. Mi faceva sorridere il cuore. Una cosa che mi mancava spesso in Pronto Soccorso, per quanto fosse una cosa tremendamente necessaria, spesso non si aveva tempo per dedicarsi a farlo. Quindi la mia voce, lentamente è andata spegnendosi. Il calore che sapeva emanare, piano piano si è freddato. Come quei tramonti invernali, che non sanno più scaldare i corpi intirizziti dal freddo. Magnifici spettacoli asettici. La mia voce, dopo quasi 4 anni di Pronto Soccorso, si era ridotta a questo. Fredda, staccata, asettica. Non mia. Per questo che poi, alla fine, ho dovuto dire basta. Perché non mi riconoscevo più. Quel luogo di dolore, fretta e stress aveva raffreddato quello che mi rendeva speciale. Che mi rende tutt'ora fiera di me. Così ho ripreso a scrivere, come controreazione. Se non potevo parlare, potevo almeno raccontare con la penna. Lì è riaffiorato tutto. I colori della mia anima, che sapevano incendiare le persone, sono esplosi nuovamente. Ho ritrovato il calore e l'umanità assopita della mia voce, il tono morbido e rilassante che sapeva accarezzare l'udito di chi mi ascoltava. Con l'uscita del blog ho ritrovato quella passione per il podcast e ho iniziato a leggere le mie storie. Quasi le raccontassi ad un amico o un vecchio paziente bisognoso, come un tempo. Quando fare l'infermiera mi faceva brillare gli occhi e mi riempiva il cuore, invece di svuotarlo.
Nel parlare davanti un microfono, mi immagino di parlare ad ognuno di voi che mi ascoltate. Un pubblico che seppur piccolo, ha la potenzialità di crescere ed espandersi. La mia voce può percorrere le linee dell'etere per raggiungere persone in ogni luogo d'Italia e anche fuori magari. Quella voce che ho imparato ad apprezzare in un freddo giorno di metà Novembre, può finalmente viaggiare libera e forte, seppur nella sua dolcezza. Accarezzare guance rigate da lacrime, far sorridere e riflettere persone sconosciute. Eppure così famigliari. Persone unite da valori comuni. Così, ho deciso di fare un passo oltre, verso quelle piattaforme che hanno consacrato il podcast come un luogo in cui tornare ogni volta che hai bisogno di una voce amica. Un luogo sicuro e famigliare. Sempre disponibile, in ogni momento della vostra vita quotidiana. Ed è quello che mi auguro che diventi il mio nuovo Podcast. Una versione più facilmente fruibile del mio blog e dei miei racconti che tanto vi piacciono. Storie comuni a tutti noi, guardate però con un occhio più attento e che spinge a guardarle con la stessa cura. Perché è nei piccoli dettagli che risiede la felicità. Dettagli che non siamo più abituati ad osservare, storditi come siamo dalla velocità delle informazioni che riceviamo ogni giorno. Chi corre, non può osservare ciò che richiede tempo per esprimersi. E lo lascia indietro ricercando avanti, ciò che ormai ha lasciato alle spalle.
Spero che quindi, con un upgrade delle mie "Pagine di diario", seguirete con me questo mio incredibile viaggio. Un viaggio nato un po' per prova, un po' per follia, un po' per amore di me stessa. Un viaggio che ho iniziato con Gennaio, dopo aver chiuso con il lavoro da infermiera in Pronto Soccorso. Un esperimento che mi ha terrorizzato nel profondo, ma anche entusiasmato. Una sfida con me stessa e col mondo. Per dimostrare che la vita non è "quella cosa che sfugge mentre sei impegnato a lavorare" ma una cosa da farcire di sogni e desideri. Che richiede impegno, ma anche divertimento, tanto amore e un pizzico di follia. Cosicché "quei sogni" che alla fine "sono desideri di felicità", con un po' di fede "un giorno, una realtà diverrà".