L'amore plasma la bellezza
DI SEGUITO TROVI LA LETTURA, IN FORMATO AUDIO, DELL’ARTICOLO.
BUON ASCOLTO!
Mi ricordo i movimenti lenti e precisi, ripetuti con una meticolosa attenzione. I riccioli di legno che saltavano tutt'intorno e la polvere che ricopriva le sue mani. Non servivano parole, tutto era come sospeso tra il rumore del legno lavorato e la pioggia che bagnava l'erba fuori dal laboratorio. Papà rimaneva ore ed ore ad intagliare il legno, lavorarlo e lucidarlo. Era una sua passione che sembrava stridere con gli abiti formali che era solito indossare, ma che gli riempiva il cuore di gioia e gli rasserenava la mente. Forse per questo amo il legno, il suo profumo e il suo calore. Perché mi ricorda quei momenti passati. Perché mi ricorda lui. Ci ripensavo l'altro giorno quando Brunetto mi poggiò sulle mani la statuetta di un piccolo angelo scolpito nel legno, "Buon Natale!" mi ha sorriso con gli occhi dolci, prima di ritirarsi tra le stanze affollate di storia, della sua grande casa di città.
Bruno è un amico di famiglia, un signore dall'aspetto dolce e gentile con mani grandi e forti, abili. Capaci di fare tutto, perché curiose di imparare tutto. Bruno lo riconosci subito, pantaloni di fustagno e maglione all'inglese, occhiali intorno al collo e mani dietro la schiena. Bruno osserva il mondo e lo sa raccontare. Forse per questo riusciva ad incantare facilmente tre bambini vivaci come me e i miei fratelli. Catturava la nostra attenzione mostrandoci i miracoli della natura che ci circondava, nelle estati passate in montagna. Ci raccontava la storia dei grandi alberi silenziosi, delle loro foglie e gemme preziose; ma anche dei vari funghi che arricchivano il sottobosco e dei piccoli animali che ci vivevano. Ascoltare Brunetto, come lo chiama sempre affettuosamente sua moglie, era ed è come sfogliare una grande enciclopedia. Un sapere vivo e saggio, sensibile. Umano. Una ricchezza culturale che solo i nonni sanno trasmettere; un misto di conoscenza, esperienza e amore.
Classe 1938, Bruno cresce insieme ai suoi 12 fratelli. È per loro che impara a lavorare il legno, ancora giovane. Per intagliare loro dei piccoli burattini con cui poter giocare. Per rallegrarli e rasserenarli in quei momenti di difficoltà che solo la generazione silenziosa riesce ancora a ricordare. Una generazione nata sotto la guerra, che ha conosciuto e sperimentato la fame e la paura. Vissuti che portano ancora incisi sulla pelle e nel cuore. Lo puoi notare, con un po' di attenzione, nella cura che hanno per garantire agli altri quello che a loro è mancato in passato. Lo vedi nelle attenzioni alle piccole cose, quelle che molto spesso sfuggono alla nostra vista e che finiamo per dare per scontato. Cose che loro invece continuano a ricordare e proteggere con tanta cura e passione.
Lo rivedevo nel piccolo angioletto di legno che rigiravo nelle mani, lo sentivo nelle rotondità smussate degli angoli e nella precisione dell'intaglio. Dovete sapere che ogni Natale Bruno sceglie un pezzo speciale da intagliare per i suoi fratelli, ora come un tempo. Ai burattini si sono sostituiti gli angioletti, le pecorelle, gli scoiattoli e gli alberelli. Ogni anno un pezzo diverso, colorato o al naturale, con vecchi legni di recupero. Mentre guardavo la statuina, la sua voce accompagnava la mia riflessione. Come un tempo, quando ancora bambina mi incantavo al suono della sua voce. Mi raccontava la storia del legno, delle sue nervature e delle sue imperfezioni. Quello che gli altri buttano, per Bruno è un tesoro. Per questo la sua casa è ricca di pezzi unici. Pezzi salvati e recuperati da lui, con le sue mani. Un'altra sua passione. Brunetto restaura e dà nuova vita a tutto. Basta un ritocchino, un po' di colore, tanta passione e soprattutto tanto amore. Perché questa è la firma di Bruno: il suo amore.
Glielo ho ricordato proprio quel giorno, mi stava mostrando alcuni pezzi che aveva da poco rinnovato, mi stava raccontando le tecniche usate, il tempo e la pazienza che aveva richiesto dedicarsi al restauro di quei vecchi mobili: la cura nel rivestire vecchi cassetti con la carta apposita, bilanciare un tavolo sbilenco e fare un nuovo bracciolo ad un seggiolone vecchio e rovinato. "Sai che mi dicono che si nota la mia mano nei mobili che restauro? Dicono che si vede e si riconosce subito". "Ci credo, si vede l'amore Bruno! L'amore che metti nel recuperare e dare nuova vita agli oggetti che sembrano non averne più". Il viso di Bruno si illumina di un sorriso, mi avvolge in un suo affettuoso abbraccio e mi rimbecca: "Forse hai ragione! Amo quello che faccio". Sorrido a Bruno e annuisco, in effetti è l'amore a plasmare la bellezza.
Solo l'amore è capace di tanta meraviglia, solo l'amore è capace di vedere questa meraviglia. Di trovare la bellezza che si nasconde nelle imperfezioni di ognuno di noi, che ci caratterizza e ci rende unici. Solo gli occhi di un innamorato posso vedere oltre la superficie, oltre l'apparenza di un oggetto vecchio, rotto o rovinato e dare nuova vita alla sua luce interiore. Negli oggetti come nelle persone. È l'amore la risposta, è l'amore la chiave. La chiave per aprire i nostri cuori induriti e anestetizzati da tutto questo egoismo dilagante. Per ritrovare quella bellezza di cui abbiamo tutti tanto bisogno.