A mia nonna lina
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BUON ASCOLTO!
I sorrisi di nonna Lina sono merce rara, per questo mi ingegno in mille modi per strapparle quel sorriso che tanto mi piace, che le increspa il viso impercettibilmente e le illumina lo sguardo. È così bello vederla ridere, lei che è sempre così preoccupata per tutti; così preoccupata di vedere tutti noi col sorriso, da scordarsi che molto spesso è il suo sorriso che ci fa sorridere di più e con più gioia. Per questo agli 80 anni, le ho fatto una serenata fuori casa con un mazzo più grande di me, per questo oggi in onore dei suoi 85 anni, scrivo qui sul mio blog. So che mia zia le farà sentire questo racconto e la vedo già regalarci quel suo sorriso che tutti noi amiamo tanto e magari qualche lacrima commossa. Quindi iniziamo, questo è per te, nonna!
Classe 1938, nonna è la maggiore di tre fratelli; una responsabilità che le si incolla addosso come un vestito, che non ha mai azzardato a cambiare. Vive la guerra e quello che viene immediatamente dopo, con gli occhi innocenti di bambina: cattura quello che può e lo interiorizza. Anni che la perseguiteranno poi, per tutta la vita. Crescendo sa che il matrimonio e la maternità sono le uniche strade percorribili a quel tempo e presto detto si ritrova madre di quattro bambini vivaci. Ci fermiamo spesso a ridere su piccoli o grandi aneddoti di quegli anni, racconti di vicende che non sembrano neanche possibili oggigiorno, ma che ci lasciano anche un sapore dolceamaro in bocca. Sì perché quelli che poi sono diventate storie divertenti, celano forti disagi domestici che mia nonna è riuscita a mascherare per amore dei propri figli. È sempre per loro che nonna ha resistito tanto a lungo in una realtà che la trattava più come una domestica che come un membro attivo della famiglia, una domestica non pagata e soprattutto non considerata. Per questo motivo nonna non sa essere una persona ingombrante, perché da sempre è stata abituata ad appiattirsi alle pareti per rendere la propria presenza inconsistente. Era questo che aveva dovuto subire, in quella casa. Con il fatidico sì all'altare, nonna si è trovata a ricercare un equilibrio domestico, non solo con la persona con cui aveva scelto di condividere la vita, ma anche con la sua ingombrante famiglia. È lì che nonna ha imparato a pensare sempre e solo agli altri, annullandosi come persona prima e donna poi. Così, quando viene a casa a trovarci e mia mamma la incalza a presentarsi più spesso, al suo bisogno di spazio e indipendenza, la difendo a spada tratta: "Giusto nonna! Hai passato una vita a servire tutti, sarà ben tuo diritto a farti i cavoli tuoi ora!". Lei mi guarda con aria dolce di rimprovero, della serie "Hai ragione ma modera il linguaggio, signorina!". In quegli sguardi di intesa, che mi piacciono da morire, vedo tutta l'intelligenza di nonna. Un'intelligenza che impregna anche tutti i suoi silenzi, perché a nonna piace più ascoltare ed osservare la gente, che parlare a sproposito. Pesa le parole come pesa i suoi sorrisi; sono pochi sì, ma meravigliosi!
Quello che mi piace di nonna, inoltre, è la sua aria da generale. Di quelli che sembrano tanto buoni, ma che alla fine comandano tutti. E la prendo scherzosamente in giro rispondendole "Sì, signora! Agli ordini, comandante! Ok, capo!". Perché per tutti noi lei è quella a detenere il potere della famiglia, non solo perché è riuscita a mantenere salda la sua famiglia spaccata, ma perché si merita finalmente di avere il posto d'onore che le spettava da tanto. Da quando giovane e ancora ingenua, aveva lasciato il suo posto legittimo ad una suocera-padrona; più interessata al suo scranno che al benessere della propria famiglia. Avida e arcigna con una persona che aveva come unica colpa quella di amare troppo quella famiglia che per lei era invece solo capitale e non luogo di incontro, amore e crescita come una famiglia dovrebbe essere.
Ecco perché per me, nonna è un esempio di forza e resilienza: perché dopo aver subìto tanto, è riuscita anche a ribellarsi. È riuscita, con la sola tenacia perché di fatto non possedeva nulla, a fuggire da una realtà che ormai non solo le stava stretta, ma l'aveva stremata. Con poche cose e il figlio ancora minorenne, è fuggita da quel mondo che aveva sposato e che l'aveva tradita spiritualmente e fisicamente. Ed è ripartita da zero. Con niente e paradossalmente con tutto, quel tutto che da sempre ha dentro di sé e che la rende la magnifica persona che sono fiera di chiamare nonna. Che mi rende fiera di avere in me, il suo stesso DNA; miscelato e intrecciato nel mio unicum ma che mantiene in sé quella forza che ogni giorno mi ispira a non accettare nulla di meno di quello che merito. Che mi ispira a provarci sempre e sempre meglio, cercando me stessa senza perdere quelle belle caratteristiche che mi ha trasmesso lei e la mia famiglia e che rivedo quotidianamente nei suoi gesti. Sì perché nonna, nonostante avesse il diritto di avercela col mondo, non ha mai permesso alle circostanze di cambiare il suo buon carattere. Lei è rimasta la persona buona che è, ha solo imparato a mettere dei paletti a quella bontà, per non ritornare nei vecchi schemi tossici. Ed è questo che continua ad insegnarmi quando mi ripete di "non farmi sfruttare": non permettere a nessuno di prosciugare la luce che porto dentro ma trovare persone che alimentino questa luce, con quella che già loro posseggono nel cuore. Come quella che le dico spesso di avere anche lei, strappandole un sorriso imbarazzato.
Con questi esempi di donne forti in famiglia, non potevo che portare avanti la bandiera che mi è stata lasciata in eredità. Ad insegnare quanto sia importante avere consapevolezza di sé per non accettare nulla di meno di quello che meritiamo, ma anche godere della bella luce che portiamo dentro e che abbiamo la responsabilità di mantenere viva e luminosa. Come nonna mi ha insegnato a fare e mi sprona ogni giorno a perpetuare, anche se non capisce questo progetto in internet di cui parlo tanto, ma di cui è fiera e felice; perché ha reso me felice.
Ti voglio bene, nonna! Buon compleanno!